Il vino sembra essere stato sempre presente sulle nostre tavole, tanto che è stata rintracciata la sua presenza in numerosi luoghi e in tempi lontani come alimento di accompagnamento al cibo, di socialità e salutare. La storia dell’origine del vino segue in parallelo quella della nascita e sviluppo delle civiltà, perdendosi nei tempi antichissimi della preistoria, quando già comparve la vitis vitifera, da cui deriverebbero tutte le moderne varietà d’uva.
Lo stesso Noè, sceso dall’arca dopo il diluvio, compì il gesto di piantare una vigna per ottenerne vino, come segno di rinascita. Numerosi geroglifici ci testimoniano di quanto gli Egiziani fossero maestri di raffinate tecniche enologiche e conoscessero tutte le fasi del processo produttivo fino alla conservazione del vino. Ma con i greci e con i romani, il vino diviene elemento centrale della convivialità, del divertimento e anche espressione di benessere sociale e di lusso.
Tanto il vino era elemento centrale che in Grecia si distingue il banchetto (deipnon) con la presenza di vivande dal simposio (symposion) dedicato espressamente alla condivisione del vino accompagnato con alcuni cibi salati e dolci. Il vino non era servito puro, ma diluito con le giuste proporzioni con acqua dal simposiarca, addetto a tale compito. Si usava anche bere il vino cotto semplice o condito con il miele a cui si aggiungevano spezie e pepe.
Secondo il mito greco inventore del vino fu Dioniso, figlio di Zeus e Samele, figlia del re di Tebe, che cresciuto sul monte Nisa ed educato da Sileno, poi rallegrato dalla compagnia delle Ninfe e dei Satiri, avrebbe diffuso tra gli uomini la conoscenza della vite e degli effetti benefici e ristoratori della preziosa bevanda. Una bevanda di origine divina concessa agli uomini grazie alla benevolenza del figlio di Zeus.
Dioniso
Troviamo Dioniso raffigurato con il suo corteggio in molteplici contesti dalla pittura parietale e vascolare alla scultura, dagli elementi decorativi architettonici alla statuaria, poiché le case sia greche che poi romane erano abbellite dall’immagine della divinità che infondeva gioia, benessere, spensieratezza e benessere. Così la statua stante del giovane Dioniso della Fondazione Sorgente Group, raffigurato nella sua nudità, indossando solo la pàrdalis (la pelle di felino) come mantello, alti stivaletti ai piedi, un ricco diadema vegetale con edera, pampini e uva, e per finire una cintura composta da roselline, nel richiamo alla rinascita e al culto di Afrodite.
La scultura doveva decorare il giardino o il peristilio di una ricca domus, per ricostruire un’atmosfera dionisiaca, fatta di piaceri e appagamento. Infatti, nelle ricche case romane sono stati rinvenuti di frequente altri elementi decorativi a carattere dionisiaco. Come gli oscilla bifronte in marmo con maschere teatrali, che a forma di disco venivano appesi e presentano su entrambi i lati scolpite a rilievo maschere teatrali della tragedia e della commedia, o anche rilievi rettangolari che sorretti da pilastrini erano destinati all’arredo dei peristili intervallati negli spazi tra le colonne, come negli esempi della Fondazione Sorgente Group.
Il mondo del tetro, infatti, era strettamente legato a quello dionisiaco poiché proprio dalle processioni religiose mistiche in onore di Dioniso, si sarebbero sviluppate le rappresentazioni teatrali della tragedia e della commedia in Grecia.
Le due feste in onore di Dioniso particolarmente importanti erano le Dionisie rurali (o Piccole Dionisie) e quelle urbane (o Grandi Dionisie) tra marzo e aprile, durante le quali vennero messe in scena su teatri prima in legno, poi in marmo, le più grandi opere del teatro greco, perpetuate nella tradizione, per partecipare ad una gara: ogni anno gareggiavano tre poeti, ciascuno dei quali presentava nell’arco di una giornata una tetralogia composta di tre tragedie e un dramma satiresco. Il quarto giorno di festa era poi dedicato alla messa in scena di tre commedie.
Oltre che in primavera il culto dionisiaco si celebrava anche in autunno con riti strettamente legati ai fenomeni vitalistici del risveglio della natura e del suo addormentarsi, prima di una nuova rinascita: la gemmazione della vite, la vendemmia e la maturazione del vino, in un ciclo vitale ininterrotto.